Perché la Chiesa che è cosí ricca non destina tutti i suoi beni per aiutare i poveri?

Questo è uno dei tanti luoghi comuni che si colgono piú spesso fra quelle persone che non sembrano manifestare una spiccata propensione alla razionalità, quanto piuttosto alla facile demagogia. La domanda parte da un postulato, ossia da una cosa che viene data per scontata e che non necessiterebbe di dimostrazione alcuna.
Nella realtà di quale ricchezza si tratta? C’è perfino chi asserisce che se la Chiesa vendesse tutti i suoi beni e li distribuisse ai bisognosi la povertà sparirebbe dal mondo. Ammesso – e non concesso – che si tratti di beni interamente commerciabili le cifre in gioco non consentirebbero minimamente la risoluzione dei problemi sociali della sola Italia e tutto questo al prezzo dello smantellamento pressoché totale di tutta la vita ecclesiale.
Chi proferisce simili enormità, ampiamente propalate dai movimenti atei, materialistici e massonici, oltre che dimostrarsi privo della piú elementare nozione circa le reali proporzioni del problema, dimentica alcuni principi fondamentali: la Chiesa, come ogni altra istituzione, ha il diritto nativo di dotarsi di tutti i mezzi necessari allo svolgimento della sua missione, perciò non solo può ma deve possedere beni mobili e immobili ed ogni altro mezzo necessario alla sua vita e alla sua missione. La comunità ecclesiale, qualsiasi comunità, piccola o grande, ha una dimensione che non è solo spirituale ma anche fisica e sociale e perciò necessità di spazi di aggregazione, edifici, strutture di governo, mezzi assistenziali e caritativi di ogni genere, in tutti i settori, inclusi quelli della cultura e dell’arte che spesso sono fra i piú appariscenti. Ogni organismo se vuole svolgere una missione deve garantire anche il proprio sostentamento, in caso contrario, la sua prima opera sarebbe anche l’ultima.
Spesso chi afferma tali spropositi lo fa per pura avversione ideologica oppure per gettare fumo negli occhi dell’opinione pubblica con l’intento di nascondere i problemi reali della società. La storia lo insegna ampiamente. Verso la fine dell’Ottocento il neonato regno d’Italia, in mano ad una classe politica massonica tanto liberale di facciata quanto violenta e anticlericale nella sostanza, spalleggiata soprattutto dalla monarchia britannica, emanò leggi oppressive che privarono la Chiesa Cattolica e gli ordini religiosi di un’ampia porzione dei beni immobili, delle rendite e dei relativi patrimoni mobiliari, per tacere delle opere d’arte e di intere biblioteche e archivi. Il governo sabaudo giustificò tale politica con intenti sociali che in realtà non vennero minimamente perseguiti. Solo pochi, privilegiati dalla politica, accumularono enormi fortune mentre i poveri soffrirono la fame come e peggio di prima, considerando che la Chiesa garantiva quelle attività caritative che lo Stato sabaudo nemmeno era capace di organizzare e sostenere. Per avere un’idea dell’immensa truffa ordita dalla monarchia sabauda ai danni non solo della Chiesa ma di tutta l’Italia basti leggere lo studio di PELLICCIARI A., Il risorgimento anticattolico, Piemme, Casale Monferrato 2004.
È importante semmai dissipare il fumo e riflettere sugli investimenti globali nel settore degli armamenti. Non solo, vogliamo puntare il dito sulla piaga delle spese militari assurde di cui si fanno carico perfino i paesi in via di sviluppo? Si pensi alle multinazionali e alle corporation del settore alimentare e farmaceutico (ma non solo) che adottano politiche economiche aggressive, realmente criminali, e che mettono in ginocchio intere fasce sociali nei paesi piú poveri. Si pensi alle politiche monetarie internazionali, agli investimenti strategici che sconvolgono interi mercati continentali creando milioni di poveri! Perché i mercati economici cosiddetti “equo-solidali” non riescono a decollare e devono accontentarsi per lo piú di sopravvivere? Non certo a causa del patrimonio immobiliare della Chiesa ma a causa di sistemi economici e politici nazionali ed internazionali iniqui che affamano popoli interi. Nel mondo operano centinaia, migliaia di corporation, spesso piú potenti di interi stati nazionali, che operano al di là di qualsiasi legge e che decidono delle sorti di interi paesi senza che nessuno, nemmeno i piú grandi organismi internazionali, possano e vogliano farci alcunché. Il continente africano, insieme ad ampie porzioni dell’Asia, è insanguinato da conflitti atroci e genocidi (basti pensare, per esempio, al Rwanda e al Sudan) a causa di una politica irriducibilmente neocoloniale sostenuta da pochi paesi egemoni del cosiddetto “primo mondo”.
Vogliamo parlare poi dei nuovi crimini innominabili che un’industria dell’ingegneria genetica, sempre piú ricca e potente, vorrebbe giustificare in nome del progresso? Chi denuncia i progetti di clonazione umana, i progetti “chimera” e ogni altra forma di sfruttamento del “materiale umano”, che invece si vorrebbe vedere liberalizzati da politiche nazionali sempre piú spregiudicate e compiacenti? La verità è che la Chiesa cattolica dà fastidio, soprattutto ad un’economia rampante che vorrebbe avere mano libera sulle coscienze oltre che sulle tasche delle persone. Quale autorità politica nazionale e internazionale si oppone davvero alla nuova tratta degli schiavi che vede profughi e disperati fra le prime vittime? Quante donne (e quanti bambini) vengono avviate, fra innumerevoli complicità politiche ed economiche, al mercato della prostituzione, della pornografia e del trapianto degli organi?
Ecco le verità scottanti che molti critici loquaci e malpensanti non vedono e non vogliono vedere. Per rispondere con una battuta realistica ad una domanda surreale, se la Chiesa riuscisse a vendere tutti i suoi beni e ne distribuisse il ricavato a tutti i poveri del mondo avrebbero per un giorno un piatto di minestra e poi potrebbero recitare davvero la loro ultima preghiera.

Il Cappellano

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106 pensieri su “Perché la Chiesa che è cosí ricca non destina tutti i suoi beni per aiutare i poveri?

  1. 61Angeloextralarge

    Mmmmappate che post! Stampoooo e porto dietro qualche copia… non si sa mai possa servire… Oltre che ad inviarlo ai miei contatti! :-D

  2. CC

    Ottimo!

  3. è l’istituzione umano-divina piu’ bella che c’è meno male che la protegge dio se no ……

  4. BRAVO! era ora. son stufa di combattere contyro i mulini a vento del solito passaparola ignorante, fatto di culture su facebook e sull’opinione del vicino. Fatti, non storielle!

  5. Ottimo post! Segnalo anche questo vecchio articolo di Messori sulle “ricchezze vaticane”.

  6. (inizio chiedendo scusa perchè probabilmente il commento sarà confuso ma la scrittura non è il mio forte – e poi l’ora è tarda, spero sia comprensibile comunque)

    Concordo quasi pienamente con l’articolo (e anche con chi, nei commenti, spesso sente di “combattere contro i mulini a vento” quando parla con le cose): anche se forse potrei obiettare sulla parte relativa al regno d’Italia la sostanza è quella che hai scritto su.
    Mi permetterei però di aggiungere che se da un lato le risorse economiche spesso sono impiegate in modi ben più nobili di quanto si creda (penso sopratutto ad alcune realtà diocesane), dall’altro spesso si ha l’impressione che ai “piani alti” ci sia poca attenzione a come sono destinati questi soldi.
    La Chiesa è ricca, inutile nascondersi dietro ad un dito – ma essere ricchi non è di per sè un peccato, o sbagliato: lo diventa se questa ricchezza non è impiegata in maniera giusta.
    Quando mi fanno domande su questa e altre questioni di solito penso che se è vero che Pietro (e i vari papi suoi successori) fu la pietra su cui la Chiesa si è fondata, noi siamo tutte le altre. La Chiesa siamo (anche) noi, ed è nostro dovere prendere parte alla sua vita e, perchè no, ogni tanto “tenere d’occhio” i porporati – non per attaccarli al primo pretesto, ma per essere consapevolmente partecipi o (perchè no) in disaccordo con ciò che succede nella Chiesa. Ma CONSAPEVOLI.

    • a 40 anni il signore ha avuto pieta’ di me e mi ha chiamato a far parte della sua chiesa da 22 anni non mi perdo una catechesi del papa del mecoledi i primi tempi volevo salvare la chiesa cosi messa male poi ho riflettuto se il signore si è tenuto giuda iscariota tre anni al fianco amandolo pur sapendo cosa gli avrebbe fatto chi sono io da voler giudicare chi nella chiesa era prima di me se il signore li lasci ai loro posti ci sara’ un motivo e qui ci vuole fede il signore riesce a trarre il bene dal massimo male per finire spero di morire in grazia di dio PS se il mondo attuasse il magistero sociale della chiesa avremmo la pace in terra quindi siamo tutti inescusati dal piu’ piccolo al piu’ potente di questo mondo

    • Come mostra l’articolo di Messori che ho linkato, la Chiesa è assai meno ricca di quel che si pensa (e comunque si tratta in grandissima parte delle donazioni dei fedeli accumulatesi nel corso di secoli). Come fedeli più che ai tesori della cassa però dovremmo pensare alla salvaguardia dei tesori spirituali della Chiesa, in primis il depositum fidei. Facciamo eco al magistero e facciamoci santi, come invitava san Josemaria Escrivà, il resto verrà in sovrappiù.
      È verissimo quel che dice Marco a proposito del nobile impegno delle risorse economuiche da parte della Chiesa. Non si ricorda mai abbastanza poi – singolare eccezione è il bel libro di Thomas E. Wood Jr., Come la Chiesa ha costruito la civiltà occidentale, Cantagalli, Siena 2007 – che la carità, nel senso attribuitole nel mondo occidentale, va considerata una “invenzione” della Chiesa romana, autrice in questo campo, in coerenza col dettato evangelico, di una vera e propria rivoluzione, sia nello spirito che nei fatti.
      Non si tratta solo di una mera questione quantitativa: è noto che sentimenti filantropici furono espressi anche dai filosofi dell’Antichità. Ciò che distingue la carità cattolica dalla filantropia antica è soprattutto uno scarto qualitativo. La beneficenza degli antichi era mossa dall’interesse personale, ispirata com’era dal pensiero della reciprocità, magari per legare a sé i beneficiari delle donazioni. Gli edifici finanziati dai ricchi recavano i nomi dei donatori, di modo che tutti potessero accorgersi della loro liberalità.
      La consistenza dell’attività caritatevole della Chiesa si è palesata sovente solo dopo la sua eliminazione. Nel Cinquecento la corona inglese, con Enrico VIII, soppresse i monasteri e ne incamerò le proprietà rivendendole poi a prezzi esorbitanti. Con conseguenze sociali che non si fecero attendere: nel 1536 scoppiò infatti la ribellione nota come “pellegrinaggio della grazia”, in gran parte scaturita dalla rabbia popolare per la scomparsa della carità dei monaci.
      Nel 1789 la Rivoluzione francese seguì l’esempio inglese e sferrò un poderoso attacco alla rete di carità della Chiesa, confiscando i beni ecclesiastici. Il risultato fu che nel 1847 la Francia si ritrovò col 47% di ospedali in meno. È una storia che ormai conosciamo bene: la polemica contro i “beni” della Chiesa prelude a una volontà “confiscatoria” tutt’altro che innocente.

  7. Ciao, Marco, grazie per il tuo commento.
    Sicuramente o Andreas oppure io ti risponderemo, forse anche altri.
    Ma prima, vorrei pubblicare entro oggi un altro testo che tratta questo argomento e spero che tu
    lo leggerai.
    Dopo risponderemo su tutto, va bene?
    Buona giornata! :)

  8. …..ho osato citare questo libro della Pellicciari nella bibliografia della mia tesi sulla Repubblica Romana del 1849: non vi dico i commenti dei miei professori…..

    • Ahi, ahi, ahi! Mi posso immaginare…Vediamo: scene di entusiasmo, plausi a scena aperta, lode, lode, lode! No, eh?

      • ….la prima cosa è stata “qui parliamo di revisionismo storico”, poi commenti sulla casa editrice ecc..ecc…; a me interessava il fatto che nel libro ci fosse un riferimento alle memorie di un sacerdote piemontese sul periodo, visto che la mia tesi era basata sul diario di un sacerdote romano…..in quel contesto non mi interessava l’elemento critico, verso il Risorgimento, ma l’ “affinità” narrativa……

    • @ trentamenouno. Hai avuto un bel fegato e ti faccio i miei complimenti per questo. Del resto anche la prof. Pellicciari ne ha da vendere. Ho avuto il privilegio di assistere a una sua conferenza sull’anticattolicesimo risorgimentale: una donna intelligentissima, preparatissima e davvero tosta. La documentazione che porta è pressoché inattaccabile, ma si sa che la critica in questi casi di “lesa risorgimentalità” è puramente ideologica.

  9. 3 Allora Maria, presa una libbra d’olio profumato, di nardo puro, di gran valore, unse i piedi di Gesù e glieli asciugò con i suoi capelli; e la casa fu piena del profumo dell’olio. 4 Ma Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: 5 «Perché non si è venduto quest’olio per trecento denari e non si sono dati ai poveri?» 6 Diceva così, non perché si curasse dei poveri, ma perché era ladro, e, tenendo la borsa, ne portava via quello che vi si metteva dentro. 7 Gesù dunque disse: «Lasciala stare; ella lo ha conservato per il giorno della mia sepoltura. 8 Poiché i poveri li avete sempre con voi; ma me, non mi avete sempre».
    (da Giovanni, cap. 11)

  10. Pino

    Ottimo post!! Da presentare sotto forma scritta ogni volta che questa “setta” chiede delle donazioni”spontanee”!!!!!

  11. Pino

    Setta in latino significa, seguire, quindi riferito a un gruppo di persone che segue dottrine comuni!!! Quindi setta-chiesa!!!

  12. Ah, ecco!
    Caro Pino, informati meglio: Setta significa sì “seguire”, ma non precisamente come l’hai voluto far credere, bensì significa “comunità di persone, che seguono una stessa dottrina od opinione politica o religiosa, ma diversa da quelli dei più e perciò condannata dall’universale.
    Ergo: puoi benissimo mettere sotto il naso questo articolo stampato quando vengono a suonare le vere sette.
    Lieta di esserti stata utile. ;)

    • @filiaecclesia attenzione i trolls hanno costretto paolo rodari a non intevenire piu’ ai suoi commenti spero che non capiti pure a te se notiamo malafede nei commenti ignoriamoli spariranno da soli noi andiamo avanti seguendo il papa certi che approderemo all’era di pace mariana che ci sta davanti PS Gesu’ ha fondato una sola chiesa cattolica e apostolica con a capo il papa sette sono tutti coloro che lo negano e ne dovranno dare conto a gesu e non a noi meno male gesu’ sei grande hai fatto bene ogni cosa l’anno della fede ci risolvera’ tanti problemi chi vorra’ credere alla menzogna libero di farlo noi seguiremo il papa anche se saremo un piccolo resto

      • Si, carissimo, alcuni ho già esclusi. Ti ringrazio, sei davvero caro!
        Poi devo leggere il tuo blog. :)

        • quale? non ne ho grazie a dio mi basta il rosario che propongo per televisione alle 9 del mattino e poi mi lascio edificare da voi altri sono astuto e candido e mi preparo per il rosario che conduco in cattedrale tutti i giorni alle 18.oo mi raccomando postate e io mi edifico

  13. Pingback: Le ricchezze della Chiesa – di Vittorio Messori « Filia Ecclesiae

  14. Vorrei portare la mia testimonianza :) premetto che sono praticante e che mi occupo di un gruppo di ragazzi tra i 12 e 13 anni. Sono d’accordo solo in parte con l’articolo che ho letto. Vivendo personalmente la realtà della Chiesa e non parlo solo della mia Chiesa, ma della Chiesa intesa come comunità cristiana, posso dirvi che ci sono davvero delle cose che non vanno. Sono d’accordo sul fatto che le strutture siano indispensabili per il lavoro che i cristiani fanno per gli altri, per i ragazzi, per i poveri, per chi ha bisogno. Il problema è che tante volte questi spazi non sono utilizzati, tante volte è vero che i preti sono i primi che fanno poco e niente per il prossimo. Diciamo che per tanti versi la Chiesa ha perso il messaggio fondamentale che Gesù ci ha trasmesso. Suona strano sentire queste parole da una cristiana ma penso che l’auto-critica spesso sia positiva. I giovani si allontanano dalla Chiesa anche per questo, spesso diamo la colpa alla società perchè è materialista, bugiarda, egoista, ma non offriamo ai ragazzi la sincerità, la spiritualità che professiamo. Personalmente continuo a frequentare la Chiesa perchè credo, perchè sento la necessità di incontrare il Signore, perchè voglio fare qualcosa per gli altri e perchè voglio trasmettere ai più piccoli l’amore per il prossimo. Tante volte però diventa difficile fare questo perchè noi fedeli ci sentiamo soli. Il problema è che la tunica, la Chiesa, i fiori, il calice sono dei simboli. Gesù camminava per le strade, incontrava le persone, non si poneva il problema di bere nel calice più bello, Gesù era semplice e dobbiamo ritrovare questa semplicità il prima possibile.

    • No, non condivido questa visione pauperistica, non è teologicamente ben fondata. Nella Chiesa convivono la miseria della natura umana (il “personale” della Chiesa) e la gloria della natura divina (la “persona” della Chiesa). E questo si riflette nello spIendore della liturgia. Bando ai luoghi comuni, invito alla lettura di quest’altro articolo di Messori: http://www.kattoliko.it/Leggendanera/modules.php?name=News&file=article&sid=1924

      • Allora sicuramente ne saprò meno di voi sulla filosofia, sulla liturgia e perfino sulla Bibbia, ma non parlo per luoghi comuni, parlo per esperienza personale. Tutti questi ragionamenti, tutto questo parlare della gloria della natura divina a cosa serve se poi nella praticità il messaggio di Cristo non viene applicato?Le persone devono innamorarsi del Signore, specialmente i ragazzi, e non lo fanno quando guardano lo splendore della liturgia, lo fanno quando sentono il suo abbraccio e le sue parole attraverso il prossimo. Un povero non se ne fa niente di un prete che gli dà un pacco di pasta o una venti euri. Un povero è risollevato, amato, quando ci si siede a tavola con lui. La gloria di Dio si riflette proprio nella semplicità di Gesù!

      • @ ilariadeste

        Nessuno di noi può presumere comunque che la propria esperienza abbia più validità di quella di altri. Non è l’esperienza mia o tua a fondare la verità. Noi possiamo fare esperienza di qualcosa di vero, ma non è la nostra esperienza a renderlo tale. Detto questo, la “regola aurea” del cattolicesimo è l’et-et, non l’aut-aut. Le due dimensioni – la “carità materiale” e la “carità spirituale” – convivono una accanto all’altra da sempre in tutta la storia della Chiesa. Queste due dimensioni sono legate l’una all’altra. Una carità materiale senza un nutrimento spirituale, senza contemplazione, diventa quello che descrivi anche tu: una filantropia esteriore, senza condivisione, senza sacrificio e impegno personale. La natura della liturgia sta proprio nel non essere “funzionale”, nel non “servire a qualcosa”. Si può parlare infatti di senso nella liturgia, non di scopo: http://www.paginecattoliche.it/modules.php?name=News&file=article&sid=635&mode=thread&order=0&thold=0
        Sono dimensioni che devono essere presenti entrambe, non possiamo contrapporle. Certo, oggi nella quotidianità predomina un pensiero imperniato sul trionfo della praticità, dell’efficienza, un pensiero strumentale e dunque alieno allo spirito della liturgia autentica. Ma per noi deve essere un motivo in più per approfondire le ragioni della fede.

    • anni fa mi servi molto leggerlo era un piccolo opuscoletto del card.biffi(dio lo protegga) spiegava molto bene che la chiesa è un mistero non facile da capire infatti diceva che molti di coloro che sono ai primi posti non ne fanno nemmeno parte e tanti che si sentono esclusi sono ai primi posti

      • Sono perfettamente d’accordo con questa affermazione :) dovremmo pensarci un pò più spesso. Ho paura che questo mistero sia ciò che allontani definitivamente le persone dalla Chiesa o meglio alcune volte vivo questa situazione e mi piacerebbe poter far qualcosa.

        • abbiamo tutti i giorni 24.oo ore per fare il bene si puo’ fare con l’aiuto di dio e credimi ultimamente penso che la priorita’ sia la preghiera e poi l’azione tu fai la tua parte che il resto lo sta facendo il signore

      • 61Angeloextralarge

        vienisignoregesu: Gesù l’ha raccontato parlando del pubblicano a Tempio…

        • si mail cardinale biffi è piu’ esustivo il signore gli ha dato la possibilita’ di condividere la sua gloria io percio’ lo adoro ci realizza meglio di quanto noi stessi possiamo pensare

    • Allora, Ilaria, io divido il tuo commento in due parti:
      la semplicità non dipende dalla ricchezza o meno della Chiesa. Allora, Gesù era presente, fisicamente presente, e questa sua presenza era la ricchezza più grande, eppure anche allora c’era chi non lo riconobbe come Messia e chi, fra i suoi discepoli, lo tradì. Per soldi.
      Questo per noi è un esempio che le pecore nere le troveremo sempre e dappertutto. Anche nella Chiesa. Però è anche vero che noi uomini sentiamo il bisogno di donare al nostro salvatore il meglio del meglio, soprattutto quando si tratta della Ss. Eucaristia. Se vuoi guardare l’articolo sulla Santa Messa che troverai sotto la voce “Categorie”, capirai cosa intendo.

      L’altra parte è la spiritualità perduta. Si, non ti posso dar torto, Ilaria, è così per tanti, purtroppo ed è il dolore più grande del nostro Papa.
      Io per prima mi faccio un esame di coscienza e devo ammettere di non aver pregato molto per i nostri sacerdoti, i vescovi, cardinali, per tutti coloro che hanno la responsabilità di guidare il popolo di Dio.
      Un giornalista chiese una volta a Madre Teresa di Calcutta: “Secondo Lei, cosa deve cambiare nella Chiesa?” E lei lo guardò e rispose: “Io e Lei!”
      Credo che dobbiamo incominciare da li, ritrovare noi una fede così luminosa e forte, che sopporta e supporta anche i sacerdoti stanchi, dubbiosi e sulla via sbagliata.
      Non è assolutamente semplice, Ilaria, ma nella battaglia quotidiana basta spesso solo un’esclamazione “Gesù!” e le forze ci ritornano.
      Non molliamo, preghiamo per nostri sacerdoti, vescovi e il Papa, il premio è la vita eterna e dici ch’è poco? :D
      Un caro saluto e grazie!

      • Sono d’accordo sul fatto che la semplicità non dipenda dalla ricchezza, anche perchè molte proprietà della Chiesa sono indispensabili per il lavoro dei cristiani :) e sono altrettanto d’accordo sull’importanza dell’Eucarestia e della liturgia, purchè la gloria non sia solo materiale ma si basi su una forza spirituale. Pregherò anch’io per la Chiesa e ti ringrazio per la frase di Madre Teresa di Calcutta, lei aveva capito in pieno il messaggio di Cristo e la cosa meravigliosa è che non lo sapeva, cercava sempre di migliorare. Ricambio i saluti :)

    • 61Angeloextralarge

      ilariadeste: è che la tunica, la Chiesa, i fiori, il calice sono dei simboli. Gesù camminava per le strade, incontrava le persone, non si poneva il problema di bere nel calice più bello…
      Anche io la pensavo come te a questo proposito, finché non ho capito il vero scopo dei fiori, del calice prezioso, ed altro. non è per il sacerdote nè per far bello l’occhio, ma è per RISPETTARE ed ONORARE Dio. Niente è mai abbastanza per accogliere Dio!
      D’altra parte, le critiche fatte alla Chiesa sulle spese considerate eccessive nell’abbellire la casa di Gesù, sono fatte solo perché non si pensa che nelle altri religioni la cosa è ancora più evidente. Hai mai visto un tempio buddista? O una moschea? Sono tesori di arte e di ricchezza. Ma a nessun mussulmano o buddista o alto verrebbe mai in mente di dire che è uno spreco!
      Hai mai visto gli abiti dei sacerdoti otodossi durante le loro Celebrazioni? I nostri a confronto sono miseri…

      • Non sto dicendo che sia uno spreco, sto dicendo solo che è tutto inutile se manca l’amore vero per Dio, se manca la spiritualità. Ancora peggio quando una persona lascia un’offerta per un povero e questa va a finire per comprare i fiori, personalmente trovo sia ingiusto (comunque questo è un caso estremo). Delle altre religioni non mi importa, io guardo la mia, la amo e la critico, come faccio con me stessa. Va bene dare al gloria al Signore durante la liturgia, ma se c’è solo quello, io preferisco una messa povera ma sentita.

  15. PS: però ci sono anche un sacco di sacerdoti veramente in gamba!!! :D

    • Si si ne ho conosciuti anche di sacerdoti in gamba :)

      • @ ilariadeste

        Mi scuso del mio commento troppo brusco. Sono un po’ stanco – e ormai vecchietto – e ho interpretato male le tue intenzioni. Ti prego di scusarmi.

        • Non ci sono assolutamente problemi :) è sempre bello confrontarsi e analizzare i diversi punti di vista, così si può migliorare e si può riflettere su qualcosa che ci sfugge. La cosa più bella che ho imparato dalla mia esperienza in Chiesa è la comunicazione, condividere, crescere nella fede e nella vita, sentirsi una famiglia, in cui ciascuno di noi è indispensabile. Questo non solo nelle azioni pratiche ma anche nella liturgia :) dove mi occupo del canto insieme ad altri fratelli.

      • Peccato che con questi non si possa fare il “copia e incolla” ;) ;)

  16. @VienisignoreGesù: mi sembrava di aver visto che avevi un blog, mi sono “errata” ;)

  17. Angelo

    Il mio vuole essere un semplice grazie a voi tutti che avete scritto, sia per le testimonianze sia per le “leggere” catechesi. Grazie!

  18. 61Angeloextralarge

    ilariadeste 21:59
    Ho imparato sulla mia pelle che l’amore di Dio non è quantificabile. Mi spiego meglio: non sempre riusciamo a “vederlo” in chi abbiamo accanto, tantomeno nelle nostre celebrazioni e nei nostri gesti di carità. I nostri occhi ci fanno spesso intravvedere in chi opera, un secondo scopo, un fine diverso.
    Molte volte, anzi sempre, secondo i maestri della preghiera, quelle Messe e quei momento di preghiera che noi “sentiamo di più” sono quelli che portano meno frutto spirituale, ed invece quelle Messe alle quali partecipiamo e lo facciamo senza riuscire a trovare dentro di noi quel sentire e quella pace che in altre abbiamo trovato, abbiamo appagato il nostro spirito ma il risultato è un minor numero di frutti spirituali. Il nostro metro di giudizio non è lo stesso del Signore.
    Ti faccio un esempio spiccio spiccio: c’è un signore che intona i canti durante le Messe feriali perché pensa che se non c’è lui nessuno canta. Beh, lui è convinto di essere tanto importante per la Messa e per i fratelli, invece la Messa se lui non cantasse sarebbe più bella. Tra l’altro nessuno canta perché non gli si riesce a stare dietro. Alla fine della Messa, lui, tutto infervorato dal fatto che ha “dato” qualcosa di importante” al Signore, comincia a crticare il lettore perché ha fatto una papera, il sacerdote perché ha fatto qualcosa che a lui non è piaciuto, etc. E’ sempre una questione di PUNTI DI VISTA: riusciamo a guardare gli altri ma non riusciamo a guardare noi stessi.

    • E’ vero, Angela, vale anche per me.

      • 61Angeloextralarge

        66 commenti! Karin! :-D
        L’argomento è “scottante” a quanto pare, eh? Smack! ;-)

    • Sono perfettemente d’accordo, molte volte guardiamo troppo gli altri e poco noi stessi e io stessa cerco di migliorare ogni giorno. Il Signore non giudica come noi e noi dovremmo fare altrettanto, avvicinarci a lui non solo con le parole ma anche con i gesti.

  19. Scottante eccome, perché strumentalizzato molto.
    Ri-Smack! ;)

    • 61Angeloextralarge

      Ce ne sono altri sui quali sarebbe bello un confronto! Non suggerisco nulla perché, conoscendoti, hai di sicuro in cantiere qualcosa per i futuri post… ;-)

  20. Non sono la ricchezza i la povertà a santificare la Chiesa ma la sua adesione a Cristo, ai suoi comandamenti, quello dell’Amore in primis. Dare speranza alle persone, indicare Cristo come Via, Verità e Vita e affidarsi a Maria quale protettrice.

    • 61Angeloextralarge

      exileye: concordo in pieno! Mettiamo nel conto, però, il fatto che la Chiesa siamo noi, quindi uomini e donne di buona volontà, a volte più a volte meno, ma limitati dalla nostra umanità e dal peccato originale, che ha lasciato indubbiamente delle conseguenze. Oltre a tutto questo aggiungiamo che c’è “al lavoro” un elemento che ci prova sempre a guastare le buone volontà e le buone intenzioni: quello che Gesù ha già sconfitto e al quale Maria schiaccerà la testa! I suoi sono “lavori in corso perenne”. Ma… tranquilli! Ripeto: è già stato sconfitto e sta leccandosi le ferite in attesa della sua “dipartita finale”!

  21. Ciao, Exileye! Metto in chiaro però subito una “cosina” che la gente spesso confonde: la Chiesa e gli uomini della Chiesa. La Chiesa non deve aderire a Cristo perché è già Sua. Gli uomini di Chiesa invece possono lasciar desiderare, è vero, preghiamo per loro che ritornino alla loro chiamata iniziale. Noi laici abbiamo il dovere di pregare per loro perché hanno compito ben difficile e combattono in prima linea. So che ci aspettiamo da loro di esserci guida e sostegno, ma sono esseri umani anche loro e capita che cedono, come noi. Sosteniamoli, anche se a volte è dura… ;)

  22. 61Angeloextralarge

    In una parrocchia americana, il parroco, decisamente seccato dalle scuse addotte nel corso degli anni dai parrocchiani per non andare a Messa, inserì “I dieci motivi per cui non mi lavo mai” nel bollettino domenicale:

    1. Sono stato obbligato quando ero piccolo.

    2. Le persone che si lavano sono ipocriti: pensano di essere più puliti degli altri.

    3. Ci sono così tanti tipi di sapone, che non so decidere quale sia il migliore.

    4. Ero abituato a lavarmi, poi ho cominciato ad annoiarmi ed ho smesso.

    5. Mi lavo solo in occasioni particolari, come Natale e Pasqua.

    6. Nessuno dei miei amici si lava.

    7. Comincerò a lavarmi quando sarò più vecchio e più sporco.

    8. Non riesco a trovare il tempo.

    9. Il bagno non è mai caldo abbastanza in inverno o fresco a sufficienza in estate.

    10. I produttori di sapone cercano solo i tuoi soldi.

  23. 61Angeloextralarge

    Preghiera del sacerdote la domenica sera

    Signore, stasera, sono solo. A poco a poco, i rumori si sono spenti nella chiesa, le persone se ne sono andate, ed io sono rientrato in casa, solo. Ho incontrato la gente che tornava da passeggio. Sono passato davanti al cinema che sfornava la sua porzione di folla. Ho costeggiato le terrazze dei caffè, in cui i passanti, stanchi, cercavano di prolungare la gioia di vivere una domenica di festa. Ho urtato i bambini che giocavano sul marciapiede, i bambini o Signore, i bambini degli altri, che non saranno mai i miei. Eccomi, Signore solo. Il silenzio mi incomoda, la solitudine mi opprime. Signore, ho 35 anni, un corpo fatto come gli altri, braccia nuove per il lavoro, un cuore riservato all’amore, ma ti ho donato tutto. È vero, Tu ne avevi bisogno. Io ti ho dato tutto ma è duro, o Signore. È duro dare il proprio corpo: vorrebbe darsi ad altri. È duro amare tutti e non serbare alcuno. È duro stringere una mano senza volerla trattenere. È duro far nascere un affetto, ma per donarlo a Te. È duro non essere niente per sé per esser tutto per loro. È duro essere come gli altri, fra gli altri, ed esser un altro. È duro dare sempre senza cercare di ricevere. È duro andare incontro agli altri, senza che mai qualcuno ti venga incontro. È duro soffrire per i peccati degli altri, senza poter rifiutare di accoglierli e portarli. È duro ricevere i segreti, senza poterli condividere. È duro sempre trascinare gli altri e non mai potere, anche solo un istante, farsi trascinare. È duro sostenere i deboli senza potersi appoggiare ad uno forte. È duro essere solo, solo davanti a tutti, Solo davanti al Mondo. Solo davanti alla sofferenza, alla morte, al peccato.

    “Figlio, non sei solo, io sono con te. Sono te. Perché avevo bisogno di un’umanità in più
    per continuare la mia Incarnazione e la mia Redenzione. Dall’eternità io ti ho scelto, ho bisogno di te. Ho bisogno delle tue mani per continuare a benedire. Ho bisogno delle tue labbra per continuare a parlare. Ho bisogno del tuo corpo per continuare a soffrire. Ho bisogno del tuo cuore per continuare ad amare. Ho bisogno di te per continuare a salvare. Resta con Me, Figlio mio”.

    Eccomi, Signore; ecco il mio corpo, ecco il mio cuore, ecco la mia anima. Concedimi d’essere tanto grande da raggiungere il Mondo, tanto forte da poterlo portare, tanto puro da abbracciarlo senza volerlo tenere. Concedimi d’essere terreno d’incontro, ma terreno di passaggio, strada che non ferma a sé, perché non vi è nulla di umano da cogliervi che non conduca a Te. Signore, stasera, mentre tutto tace e nel mio cuore sento duramente questo morso della solitudine, mentre il mio corpo urla a lungo la sua fame di piacere, mentre gli uomini mi divorano l’anima ed io mi sento incapace di saziarli, mentre sulle mie spalle il mondo intero pesa con tutto il suo peso di miseria e di peccato, io ti ripeto il mio sì, non in una risata, ma lentamente, lucidamente, umilmente. Solo, o Signore davanti a Te, nella pace della sera.

    I fedeli sono esigenti verso il loro prete. Hanno ragione. Ma devono sapere che è duro essere prete. Chi si è donato nella piena generosità della sua giovinezza rimane un uomo, ed ogni giorno in lui l’uomo cerca di riprendere quel che ha donato. È una lotta continua per restare totalmente disponibile al Cristo e agli altri. Il prete non ha bisogno di complimenti o di regali imbarazzanti: ha bisogno che i cristiani, di cui ha in modo speciale la cura, amando sempre più i loro fratelli, gli provino che non ha dato invano la sua vita. E poiché rimane un uomo, può aver bisogno una volta d’un gesto delicato di amicizia disinteressata… una domenica sera in cui è solo.

    (padre Michel Quoist, Preghiere)

  24. Interessante questo blog… ti linko!

  25. Angelo

    Quando si è in cammino, ogni parola può esserci d’aiuto…
    E’ l’ascolto con il cuore che fa fiorire la “parola”.
    Grazie Angeloextralarge!
    E grazie a te Filia!
    Un saluto extra large! :-)

  26. 61Angeloextralarge

    Karin: infatti a te sta benissimo… viste le foto… Che occhi! :-D

  27. 61Angeloextralarge

    Tu “gnorri” ;-)

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    97 ;-)

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    98 ;-)

  30. 61Angeloextralarge

    99 -)

  31. 61Angeloextralarge

    100 :-D

    Scusa Karin ma lasciarlo così mi pareva “brutto”! ;-)

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